Una signora mi ha raccontato che, quando il suo primo figlio era molto piccolo, viveva da sola con il bambino, poiché il marito lavorava in un'altra città. Una notte, improvvisamente, fu svegliata da un forte rumore, come di vetri rotti. Temendo l'intrusione di un ladro da una finestra si armò del bastone che teneva in camera. Attese un paio di minuti dietro la porta chiusa della sua camera, con il cellulare pronto sul numero di telefono della polizia. Poi, non sentendo altri rumori, decise di aprire la porta, per vedere se davvero qualcuno era entrato in camera. Quando accese la luce del salotto si accorse che il lampadario si era staccato dal soffitto, rompendosi sul pavimento. Uno stimolo fisico, il rumore di vetri rotti nel pieno della notte, era stato interpretato come l'intrusione di un ladro dalla finestra.

Questo pensiero ha causato nella signora un comprensibile sentimento di paura; fisiologicamente possiamo immaginare un aumento dei battiti cardiaci, della respirazione, del tono muscolare. Il comportamento di allerta, pronto alla difesa e all'attacco, attraverso l'uso del bastone. Quando la signora ha visto cosa era realmente successo la paura ha lasciato il posto al sollievo e lei ha potuto ridere del proprio spavento.

Questo racconto esemplifica in maniera chiara la relazione fra eventi, credenze, pensieri, emozioni, stato fisiologico e comportamento. Gli eventi che ci succedono vengono da noi interpretati in base a ciò che sappiamo, a ciò che crediamo, a quello che temiamo. Le nostre interpretazioni influenzano il modo in cui noi percepiamo e viviamo l'ambiente che ci circonda. Le nostre esperienze degli eventi che ci accadono non corrispondono banalmente agli eventi, ma al modo in cui gli eventi vengono interpretati.

L'approccio cognitivista alla psicoterapia si basa proprio su questo principio, ed invoca le parole di Epitteto: "Non sono i fatti della vita che ci rendono felici e infelici, ma il modo in cui interpretiamo questi fatti".

Le persone affrontano la vita attraverso delle interpretazioni di quello che succede loro. A volte queste interpretazioni sono il frutto di abitudini automatiche, a volte sono influenzate dal tono dell'umore, dalle emozioni, dal proprio stato corporeo. La psicoterapia cognitiva è centrata proprio sulla messa in discussione dei pensieri automatici e la loro influenza sul modo in cui interpretiamo i fatti che ci succedono.

È molto importante non confondere il lavoro di ristrutturazione cognitiva con l'idea del pensiero positivo. Il lavoro dello psicoterapeuta ad indirizzo cognitivista non è quello di cambiare delle interpretazioni pessimistiche con delle interpretazioni ottimistiche, ma di rendere consapevole il cliente che i suoi pensieri, le sue emozioni ed i suoi comportamenti sono influenzati da pensieri automatici, e che vi sono dei pensieri rigidi, automatici, irrazionali che influenzano spesso negativamente la nostra percezione del mondo, i nostri comportamenti e le nostre emozioni.

Vale inoltre la pena ricordare che non solo i nostri pensieri influenzano le nostre emozioni, ma vale anche il contrario (see Gordon Bower): quando una persona è ansiosa, ad esempio, i suoi pensieri sono finalizzati alle idee di pericolo imminente. Quando si è tristi o depressi la nostra attenzione è focalizzata sugli eventi e sulle idee negative e si sottovalutano le cose positive, e così via.

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