I lavori sulla cognizione visiva hanno proliferato negli ultimi anni, andando a sfociare in un resoconto dettagliato del riconoscimento visivo degli oggetti nei soggetti normali, e c'è stato anche un consistente raffinamento della semiologia dell'agnosia visiva. Più specificatamente, i contributi dalla ricerca cognitiva sperimentale e dagli sviluppi dei modelli di intelligenza artificiale hanno fornito dei concetti importanti che hanno portato al progresso nella comprensione delle deficienze nel riconoscimento.

Prova di questo può essere trovata nel resoconto dettagliato di Humphreys e Riddoch del loro paziente agnostico HJA e nelle loro analisi di disordini visivi utilizzando metodi sperimentali adattati dall'attuale ricerca cognitiva. Per esempio, utilizzando una prova di ricerca visiva questi autori hanno mostrato che HJA era incapace di "collegare" simultaneamente delle caratteristiche locali su diverse postazioni su uno schermo quando gli si chiedeva di trovare un obiettivo definito da una congiunzione di caratteristiche formali, un compito che normalmente viene assolto dalla ricerca parallela. HJA aveva anche avuto il compito di una lettera composta, il cui risultato ha suggerito che la sua identificazione delle forme globali era sistematicamente migliore della sua identificazione di forme locali. Questi risultati hanno portato Humphreys e Riddoch a postulare una dissociazione tra un "primo" processo, in cui le ubicazioni degli elementi sono codificate, e una codifica più dettagliata delle relazioni tra gli elementi formali. Una tale dissociazione sfocerebbe in una incapacità dell'integrazione di caratteristiche (cioè l'integrazione di caratteristiche attraverso diverse scale spaziali) questo porta ad una segmentazione inadeguata degli stimoli visti e, di conseguenza, è stata chiamata "agnosia integrativa". Non ha nessuna importanza che la percezione frammentata in pazienti che hanno subito dei danni cerebrali normalmente venga associata con la simultagnosia e/o con la Sindrome di Balint. Tuttavia, nessuno dei resoconti teoretici o clinici delle due semiologie ha fornito una spiegazione soddisfacente del modello di disordini di HJA cosicché la proposta di una nuova agnosia "integrativa" è sembrata appropriata.

In questo scritto riportiamo il caso di HG, i cui modelli di risposte nelle prove di riconoscimento visivo presentano varie analogie con i risultati di HJA. Abbiamo cercato di valutare l'abilità nel riconoscimento degli oggetti di HG nelle modalità tattili e uditive, così come il riconoscimento degli oggetti dal loro uso mimato. Ad HG sono state anche presentate delle immagini mentali e dei questionari semantici per poter osservare la conoscenza degli oggetti che gli era rimasta. La discussione prenderà in considerazione diverse questioni teoretiche, tra cui le abilità ricognitive che sono rimaste ad HG e il suo utilizzo di processi inferenziali, la dissociazione tra la conoscenza strutturale e semantica degli oggetti, il confronto con le abilità di riconoscimento attraverso modalità sensoriali e le implicazioni per il luogo funzionale del disordine. Infine, commenteremo i processi defettivi con riferimento ai quadri cognitivi attuali e solleveremo alcune questioni speculative sulla natura dei processi d'integrazione e sulle descrizioni strutturali nell'ambito della vista.

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