La nostra paziente si presentò con un quadro clinico molto inusuale. Riassumendo, mostrava un'incapacità selettiva a disegnare segmenti orizzontali, indipendentemente dalla lunghezza della linea e dalla direzione dei movimenti della mano, ed analoghe difficoltà in compiti di esecuzione non grafica. Emergeva un simile, dannoso effetto di orizzontalità nelle prove di accoppiamento, che coinvolgevano le capacità visuopercettive e rappresentazionali.

Presi insieme, questi risultati escludono ogni interpretazione del fenomeno in termini di disturbo intenzionale o motorio puro. Per dar conto di entrambi i deficit, costruttivo e percettivo rappresentazionale, bisognerebbe ipotizzare un danno cognitivo, ma suggeriamo che un'interpretazione più parsimoniosa, basata su di un singolo problema, potrebbe spiegare i presenti risultati.

I modelli di processamento dell'informazione umana e animale della cognizione spaziale postulano che dati sensori elementari vengono trasformati in un complesso centrato sul corpo, che guida il comportamento. La rappresentazione del mondo esterno, rispetto ad una cornice di riferimento egocentrica, potrebbe essere legata ad una mappa spaziale mentale. Come menzionato prima , è stato mostrato che la capacità di costruire una tale mappa cognitiva spaziale potrebbe venir selettivamente danneggiata, in assenza di disturbi nell'attività di esplorazione.

La possibile dissociazione funzionale di rappresentazioni spaziali lungo le dimensioni orizzontale, verticale e radiale, è postulata da un modello cognitivo, secondo cui la rappresentazione mentale lungo ciascuno dei tre assi deriva dall'integrazione di informazione dipendente da diverse modalità.

La nostra interpretazione del comportamento clinico nel caso presente, combina le due posizioni teoriche.

Sosteniamo che, all'interno del sistema cognitivo, deputato alla costruzione di una rappresentazione del mondo esterno, la rappresentazione delle relazioni lungo gli assi orizzontale, verticale e radiale, sia basata su processi cognitivi dissociabili.

Una delle caratteristiche principali del sistema di rappresentazione spaziale consiste nel costruire un'organizzazione coerente (un continuum) dei punti nello spazio, e di generare relazioni reciproche tra il soggetto e gli oggetti esterni. Stimoli localizzati in punti differenti del campo visivo, possono essere dunque percepiti come coesistenti, poiché occupano posizioni differenti all'interno della stessa rappresentazione mentale continua dello spazio, cioè, sono racchiusi nella stessa mappa cognitiva.

Si potrebbe pensare che la nostra paziente abbia un deficit selettivo della capacità di codificare mentalmente le relazioni spaziali lungo l'asse orizzontale. Mostrava una buona esecuzione delle prove di esplorazione, ed indicava correttamente il singolo stimolo senza esitare, mostrando che disponeva di capacità attentiva spaziale, e che era in grado di localizzare lo stimolo rispetto al suo sistema di coordinate egocentrico. La sua difficoltà emergeva quando doveva creare una contiguità immaginaria tra due punti lungo l'asse orizzontale. Suggeriamo che la paziente non potesse rappresentarsi internamente i due punti insieme, e si comportasse come se giacessero su spazi diversi, in modo che non riusciva ad unirli con una linea. Questa grave difficoltà nel codificare le relazioni spaziali orizzontali ha probabilmente dato luogo al suo particolare pattern di disegno.

Si potrebbero anche spiegare i nostri dati ipotizzando che il disturbo origini da un singolo sistema, deputato alla rappresentazione delle coordinate spaziali, che colpirebbe le relazioni nella dimensione orizzontale più che in quella verticale. Ad ogni modo, questa interpretazione non spiegherebbe la maggiore vulnerabilità della dimensione orizzontale in questa paziente. Inoltre, questo tipo di spiegazione sarebbe stato più plausibile se la paziente avesse mostrato uno schema costante di errori nelle prove grafiche ed esecutive, e se la sua performance non avesse mostrato una chiara dissociazione tra asse verticale e asse orizzontale nei test grafici. Pertanto sosteniamo che il presente caso potrebbe essere considerato come il primo esempio di deficit selettivo nella codifica delle relazioni spaziali lungo l'asse orizzontale.

Poiché questo disordine rappresentazionale e costruttivo non coinvolge la dimensione verticale, è possibile sostenere che i circuiti neurali corticali deputati alla rappresentazione della dimensione orizzontale sono funzionalmente e anatomicamente separati da quelli che rappresentano l'asse verticale, come è stato suggerito per il campo attentivo, sulla base di simili dissociazioni tra assi orizzontale e verticale.

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