Identificare doveri e diritti

Essere assertivi significa esprimere, far rispettare, far valere, in maniera efficace, i propri diritti, nel rispetto dei diritti degli altri.

Per poter far valere i propri diritti è necessario capire quali sono i diritti di ognuno.

La nostra educazione ci porta a seguire delle regole, delle cose che pensiamo di dover o di non dover fare.

Non essere egoista, non essere emotivo, non fare critiche, non essere irragionevole, non disturbare o infastidire gli altri con i tuoi problemi, non lamentarti. Fai quello che ti dicono, aiuta sempre chi ne ha bisogno.

Sono regole molto sensate, ed è normale averle imparate, è corretto insegnarle ai nostri figli. Queste regole, però, vanno rispettate con intelligenza. Se rispettate sempre alla lettera ci portano ad un atteggiamento passivo e ci impediscono di far valere i nostri diritti.

Ogni tanto abbiamo diritto a pensare a noi stessi, ad esprimere il nostro stato emotivo, ad esprimere delle critiche o delle perplessità, a fare degli errori o a non essere troppo ragionevoli. Abbiamo il diritto di dire di no a chi ci chiede un aiuto, se dire di si comporta un costo troppo alto. Abbiamo diritto noi stessi di chiedere aiuto, di chiedere spiegazioni, di chiedere rispetto, di essere riconosciuti, di essere stanchi, di non avere tempo e, a volte, di non avere voglia.

I diritti

Il diritto di decidere della tua vita, di perseguire i tuoi obiettivi, stabilire le tue priorità.

Il diritto di avere e sostenere i tuoi valori, le tue credenze, le tue opinioni, le tue emozioni; il diritto di essere rispettato per questo, a prescindere dalle opinioni degli altri.

Il diritto di non dover giustificare o dare spiegazione delle tue azioni o dei tuoi sentimenti.

Il diritto di dire agli altri come desideri essere trattato.

Il diritto di esprimere te stesso, di dire "NO", "non lo so", "non ho capito", "non mi importa".

Il diritto di prenderti il tempo necessario per formulare le tue idee prima di esprimerle.

Il diritto di chiedere informazioni, di chiedere aiuto, senza per questo sentirti in colpa.

Il diritto di cambiare idea, di fare errori, a volte di comportarti in maniera illogica. A patto, naturalmente, di accettare le conseguenze del tuo comportamento.

Il diritto di piacerti, di accettarti anche se non sei perfetto. Di fare, a volte, meno del massimo delle tue possibilità.

Il diritto di avere relazioni positive, soddisfacenti che ti facciano sentire bene e libero di esprimerti onestamente. Il diritto di cambiare, o concludere le relazioni se queste non vanno incontro alle tue esigenze.

Il diritto di cambiare la tua vita, migliorarla, il diritto di evolvere, nei termini che tu ritieni opportuni.

Questi diritti, naturalmente, vanno esercitati con buon senso, ragionevolezza, intelligenza. Non riconoscere a se stessi questi diritti, però, può portarci a comportarci in maniera passiva in alcune circostanze, anche importanti, della nostra esistenza. Se permettiamo che i bisogni, le opinioni, i giudizi degli altri diventino più importanti dei nostri, rischiamo di renderci infelici, stressati, magari anche aggressivi. Assumere un atteggiamento anassertivo, passivo, significa comportarsi in maniera disonesta con se stessi.

Assertività ed egoismo

Essere assertivi non significa essere egoisti. Essere egoisti significa dare valore solo ai propri diritti, senza rispettare o comprendere i diritti degli altri.

Essere assertivi significa rispettare e comprendere i diritti di se stessi e degli altri. Riconoscere e valorizzare i propri diritti ha un senso solo se vengono riconosciuti e valorizzati anche i diritti altrui.

Aggressività, prevaricazione, egoismo

La non assertività si può esprimere non solo nei termini di passività, ma anche in quelli di aggressività o prevaricazione.

Far valere i propri diritti senza rispettare e comprendere i diritti altrui non è assertivo, è prevaricativo. Non vi è assertività se il rispetto dei propri diritti passa attraverso lo svilimento e l'umiliazione degli altri. Il comportamento di prevaricazione è anassertivo non solo perché non permette agli altri di far valere i propri diritti, ma anche perché, soprattutto nel lungo periodo, il comportamento di prevaricazione è meno efficace di quello assertivo.

Passività e moralità

A volte chi si comporta in maniera passiva pensa di essere più bravo, pensa che quello sia l'unico modo per essere giusti, buoni, corretti. In realtà il comportamento passivo non è né buono, né corretto, né giusto.

Le persone passive spesso mentono a se stesse, non rispettano se stesse, e dunque non sono sincere né corrette con se stesse.

Le persone passive non sono sincere, perché non dicono la verità sui loro sentimenti, sulle loro opinioni. Magari non dicono bugie, ma comunque lasciano credere agli altri cose non vere.

Se una persona si comporta in maniera passiva con il proprio partner impedisce alla relazione di crescere, di maturare. La relazione non può basarsi sul rispetto, sull'amore, ma sulla finzione, sull'umiliazione.

Comportarsi in maniera passiva non è corretto perché si impedisce una relazione costruttiva in cui le persone possano crescere.

Se una persona si comporta in maniera passiva rispetto ad un'altra persona, quest'ultima può imparare (o rafforzare) un atteggiamento scorretto, di prevaricazione e mancanza di rispetto, ed applicarlo anche con altre persone.

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