Il lavoro che viene fatto all'interno di ciascuna seduta varia di volta in volta, in base a molti fattori. I principali sono sostanzialmente questi:

  • la natura del problema che si vuole affrontare;
  • lo stile terapeutico del terapeuta;
  • la personalità e lo stile relazionale del paziente;
  • le circostanze di vita, le relazioni del paziente.

Nel corso della terapia il terapeuta può decidere di focalizzarsi su aspetti non strettamente legati alle 5 dimensioni accennate prima. Può ritenere utile indagare nella storia di vita del paziente, nel suo rapporto con le figure di attaccamento nell'infanzia (vale a dire il rapporto con i genitori), il suo rapporto attuale con le persone per lui importanti (genitori, partner, figli, amici, colleghi). Oppure si può decidere di parlare d'altro, se questo può aiutare la psicoterapia. Con una persona estremamente depressa, ad esempio, il terapeuta può decidere di focalizzarsi sulle cose che gli piacciono, o gli piacevano prima di cadere in depressione, e può dunque succedere che si dedichi del tempo a parlare di calcio, o di danza, o di cinema.

Ciononostante nella maggior parte delle sedute ci si concentrerà sul problema che, nel contratto terapeutico, si è deciso di affrontare, attraverso l'analisi delle cinque dimensioni prima menzionate: la situazione, i pensieri, le emozioni, le sensazioni fisiche e il comportamento.

Generalmente la seduta inizia con la valutazione della settimana e l'analisi dei compiti a casa, e termina con l'assegnazione dei compiti per la settimana successiva. Nel resto della seduta ci si concentra principalmente sul problema che si è deciso di affrontare. Il compito del terapeuta è quello di far emergere i pensieri e le emozioni che il paziente prova nell'affrontare il problema. Per poter lavorare in maniera proficua il terapeuta può chiedere al paziente di tenere un diario, dove annotare gli episodi problematici occorsi durante la settimana. Il diario è, di fatto, uno dei compiti a casa più importanti durante la terapia. Nel diario si chiede al paziente di descrivere la situazione problematica, analizzando tutte e cinque le dimensioni: la situazione, le emozioni provate, gli stati somatici, i pensieri e i comportamenti. All'interno della seduta si cercherà di analizzare assieme queste dimensioni.

È probabile che, nelle varie fasi della terapia, il terapeuta si focalizzi di volta in volta su aspetti diversi. Durante le prime sedute ci si focalizzerà molto sulle emozioni, e il terapeuta cercherà di aiutare il paziente a riconoscere le proprie emozioni ed ad accettarle. Mano a mano che questo lavoro prosegue ci si concentrerà sulle cognizioni, cercando di fare emergere anche quei pensieri automatici di cui spesso il paziente non è consapevole ma che influiscono pesantemente sul suo modo di vedere se stesso, il mondo che lo circonda e il proprio futuro. Il lavoro di riconoscimento ed accettazione delle proprie emozioni e dei propri pensieri serve ad aiutare il paziente a modificare, gradualmente, il proprio comportamento, abbandonando quelle abitudini e quelle azioni disfunzionali e cominciando ad assumere dei comportamenti più funzionali.

Generalmente le sedute hanno una cadenza settimanale, ma qualora il terapeuta lo ritenga necessario possono essere più frequenti, soprattutto in caso di periodi di crisi o di rischio suicidario. A fine trattamento generalmente la cadenza può essere di una volta ogni due o ogni quattro settimane.

È possibile adottare una cadenza intermittente, in cui il cliente va in terapia quando ne ha bisogno e la sospende quando il suo livello di funzionamento è tale da poter fare a meno delle sedute terapeutiche.

La durata della terapia

Vi sono numerosi fattori che influenzano la durata di una psicoterapia cognitivo comportamentale

  • la gravità dei sintomi da trattare;
  • il tono dell'umore del cliente;
  • la gravità degli effetti del problema nella qualità della vita del cliente, in famiglia, al lavoro, a scuola, nella vita sociale;
  • la storia clinica del paziente, ovvero da quanto tempo è presente il problema;
  • il fatto che il cliente abbia già provato altre psicoterapie prima;
  • le aspettative del cliente sul trattamento;
  • la presenza di concomitanti disturbi di personalità, che rendono più complessa la psicoterapia;
  • la presenza di importanti fattori di mantenimento, che rendono più difficile al cliente il compito di cambiare la propria vita.
  • l'uso di psicofarmaci.

La durata di una psicoterapia cognitiva varia dunque a seconda di molteplici fattori. Se il problema da risolvere è estremamente circoscritto una decina di sedute possono bastare. In genere, però, una psicoterapia di questo genere varia dalle 20 alle 50 sedute. Le sedute hanno in genere una frequenza di una volta a settimana, ma terapeuta e paziente possono concordare una frequenza maggiore nei momenti di difficoltà, e una frequenza minore (ogni due settimane, una volta al mese) alla fine del trattamento.

Differenti fasi della terapia

Secondo Kenneth I. Howard la psicoterapia cognitiva attraversa tre differenti fasi:

una prima fase, di "rimoralizzazione", è finalizzata a permettere al cliente di ridimensionare il problema - o meglio, di dare al problema il giusto peso. I clienti spesso intraprendono una terapia perché ritengono di non poter affrontare da soli i problemi, e sono molto demoralizzati. Questa sfiducia non aiuta il lavoro terapeutico, e dunque in questa prima fase si cerca di restituire al cliente la fiducia in se stesso, nei propri mezzi e dunque nella terapia.

Cura dei sintomi: in questa fase ci si focalizza principalmente sui sintomi che causano sofferenza al cliente. Questo avviene, ad esempio, attraverso un training delle competenze psicosociali del cliente, attraverso tecniche comportamentali e cognitive quali l'esposizione, tecniche di rilassamento e così via.

Ristrutturazione cognitiva: la terapia si focalizza su di un lavoro più tipicamente cognitivo, in cui il cliente impara a cambiare atteggiamento.

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